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Il Vaticano e le indagini sulla vita aliena

In questo articolo ci interesseremo di una intervista fatta da Cristoforo Barbato ad un gesuita membro del Servizio Informazione del Vaticano (in breve SIV) istituito per compiere indagini sugli Ufo.

Barbato nel 2000 lavorava a Roma come redattore della rivista Stargate nella quale pubblicò una serie di articoli riguardanti le sue ricerche sulle apparizioni di Fatima e il Terzo segreto nonché i vari misteri che coinvolgevano il Vaticano e le possibili implicazioni aliene delle apparizioni della Madonna a Fatima. Dopo la pubblicazione di tali articoli il giornalista cominciò a ricevere una serie di email da una persona che si definiva un insider del Vaticano che contattò lo studioso perché interessato proprio alle sue ricerche riguardanti le apparizioni di Fatima e le loro implicazioni aliene. Dalle lettere inviate a Barbato da questa persona emergeva che il Vaticano si era dotato di una struttura segreta chiamata dall’interlocutore del giornalista SIV.

Nelle email ricevute da Barbato erano contenute delle informazioni interessanti tra cui in una nelle quali gli fu preannunciato che molto presto avrebbe ricevuto del materiale tra cui un video riguardante l’osservazione del presunto decimo pianeta in avvicinamento al sistema solare. La ripresa di tale video sarebbe stata effettuata da una sonda spaziale inviata nello spazio lontano che faceva parte di un programma spaziale iniziato nei primi anni 90 denominato Siloe. Barbato da tali indicazioni si rese conto che lo scrivente era a conoscenza di informazioni di gran lunga più dettagliate di quelle che gli aveva fornito per iscritto. Per un anno continuarono i contatti informali via email e per posta nei quali lo scrivente rivelava di essere un gesuita membro del SIV.

In seguito lo studioso riuscì ad avere un primo incontro fisico in un luogo pubblico di Roma. In tale incontro avvenuto nel 2001 il gesuita rivelò a Barbato una serie di importanti informazioni. Tale incontro fu voluto fortemente da Barbato come precondizione per proseguimento dei contatti con il gesuita dato che fino ad allora l’atteggiamento del giornalista fu contraddistinto da un evidente scetticismo e diffidenza nei confronti del gesuita. In occasione di tale incontro i dubbi di Barbato sparirono nel momento in cui il gesuita gli mostrò le sue credenziali. Tra le altre cose il gesuita rivelò al giornalista di possedere una autorizzazione alla supervisione denominata “Secretum Omega” che è la più alta categoria di classificazioni di segretezza in Vaticano.

Il dialogo tra i due si svolse sotto forma di continue domande e risposte dal momento che Barbato e il gesuita si erano in precedenza accordati che lo studioso avrebbe avuto modo di porre delle domande ben precise. In questo articolo prenderemmo in considerazione le più importanti domande formulate da Barbato e le relative risposte del suo interlocutore. La prima di tali domande formulata da Barbato fu: come è entrato a far parte del SIV? Il gesuita rispose che il SIV poteva contare su elementi provenienti da diverse realtà strettamente collegate alla Chiesa quali sacerdoti in massima parte gesuiti monaci benedettini e religiose. Il gesuita confidò a Barbato che il SIV poteva contare su poco più di un centinaio di elementi.

Riguardo l’iter che aveva portato il gesuita ad entrare nel SIV il sacerdote specificò che il suo iter era stato molto simile a quello degli altri componenti del SIV. In sintesi il gesuita disse a Barbato che tutti i componenti del SIV erano stati segretamente seguiti indirizzati e formati secondo determinati criteri ben noti negli ambienti del Vaticano. Tutti i componenti del SIV si erano resi conto di essere stati seguiti da quello che i dirigenti del SIV chiamavano “Angelo Custode” del futuro componente del SIV. La seconda domanda formulata da barbato fu: perché è stato creato il SIV e da quanto tempo opera?

Il gesuita rispose che il SIV è una struttura top secret che era organizzata in maniera analoga alle altre strutture segrete come la CIA e l’ex KGB. Il SIV non ha una sede ufficiale fissa ma sceglie di volta in volata un luogo dove riunirsi in strutture sempre sotto la giurisdizione della città del Vaticano. Da un punto di vista cronologico la scintilla che ha innescato l’avvio di tale organizzazione derivò da un evento avvenuto nella prima metà degli anni 50 per l’esattezza del febbraio nel 1954. L’evento in questione fu l’incontro di una delegazione aliena avvenuto in California nella base di Muroch Field con il presidente Eisenhower. A tale incontro con gli alieni partecipò anche il Vescovo di Los Angeles McIntyre e al termine dell’incontro ogni membro della delegazione terrestre giurò solennemente di non rivelare a nessuno quanto visto e sentito dagli alieni.

Comunque nei giorni seguenti McIntyre contrariato per aver prestato un giuramento iniquo, partì per Roma per incontrare Papa Pio XII per parlargli dell’incredibile evento. L’aereo utilizzato dal Vescovo causa di improvvisi problemi tecnici fu costretto ad atterrare nel cuore della notte su una pista dell’aeroporto sito a Las Vegas. Durante il periodo necessario alla riparazione dell’aereo salì sul velivolo un personaggio che chiese di parlare con il Vescovo. L’uomo in questione era un colonnello dell’USAF e mostrò le credenziali militari delle forze armate americane. La conversazione tra i due durò circa 20 minuti durante i quali quest’uomo diffidò il Vescovo dal riportare con esattezza al Papa la vicenda a cui aveva assistito dal momento che l’intera questione aliena era già oggetto di studio e controllo da parte dell’USAF.

In sintesi il militare cercò di convincere McIntyre a non rivelare nulla al Papa Pio XII nonché al mondo intero, ma il Vescovo ripose al militare che era suo preciso dovere riferire al Papa informazioni su tale incredibile evento. Prima di congedarsi il militare disse al Vescovo che la scelta di riportare quella notizia a Roma avrebbe creato seri problemi ed inoltre poteva costare molto cara al Vescovo stesso. Due giorni dopo il papa Pio XII ricevette il vescovo McIntyre. Il Papa dopo aver meditato molto sulle implicazioni anche avrebbe potuto avere un rapporto esclusivamente militare con gli alieni decise di istituire un servizio di informazioni segreto denominato appunto SIV. Il SIV avrebbe dovuto raccogliere tutte le informazioni possibili sulle attività degli alieni e sulle informazioni che su di essi avrebbero raccolto gli americani. Per Pio XII era di fondamentale importanza tenere aperto il canale di comunicazione col Presidente Eisenhower. Il SIV in estrema sintesi venne costituito per acquisire e gestire tutte le informazioni riservatissime che riguardavano soprattutto gli alieni coordinandosi con le altre strutture segrete in altre nazioni. Il SIV si proponeva fondamentalmente di gestire gli aspetti dal punto di vista morale filosofico etico e religioso derivanti dal contatto con gli alieni. La terza domanda formulata da Barbato fu: cosa è che ha fatto pensare a Pio XII che i militari americani avrebbero condiviso informazioni così delicate con il Vaticano?

Il gesuita rispose che essere convocati come accaduto a McIntyre nel cuore della notte dal Presidente degli Stati Uniti per fornire un aiuto spirituale che potremmo definire unico, nella storia del genere umano moderno era senza dubbio un segno di stima e di fiducia da parte di Eisenhower nei confronti del Vescovo. Comunque sia gli americani accettarono di passare delle informazioni sugli alieni al Vaticano. Ma gli eventi presero una piega inaspettata in quanto lo stesso McIntyre ed altri esponenti del SIV iniziarono ad avere degli incontri diretti in assenza e all’insaputa dei militari americani con una razza aliena di tipo nordico provenienti dalle Pleiadi. Questi alieni misero in guardia gli esponenti del SIV dagli alieni che erano stati incontrati in precedenza dagli americani nel deserto della California. Gli incontri con i pleiadiani con gli esponenti del SIV si verificarono più volte negli Stati Uniti e due volte anche all’interno dei Giardini Vaticani alla presenza dello stesso Papa Pio XII. Dopo tali rivelazioni del gesuita Barbato chiese al gesuita quali erano i suoi incarichi all’interno del SIV. Il gesuita rispose che i suoi incarichi erano di carattere puramente tecnico come ad esempio ricevere informazioni segretissime provenienti da un radiotelescopio del Vaticano situato in Alaska per poi girarle ai rispettivi destinatari.

Infine Barbato pose al gesuita una domanda riguardante Mons. Corrado Balducci, personaggio ben noto per avere rilasciato numerose affermazioni in pubblico e ai media, riguardanti la realtà della presenza extraterrestre e la tematica ad essa associata. In sintesi Barbato chiese al gesuita se Balducci era un membro del SIV. Il gesuita rispose che Balducci non era un membro del SIV poiché aveva condotto i suoi studi e le sue ricerche in maniera totalmente autonoma. In ogni caso Balducci nelle sue ricerche non era stato mai ostacolato dai membri del SIV. Come si vede le informazioni che il gesuita fornì a Barbato sono senza dubbio clamorose e sconvolgenti. Infine il gesuita affermò che anche Papa Giovanni Paolo II aveva dato molta importanza al SIV cosciente com’era dell’importanza della tematica extraterrestre sulla quale il SIV compiva indagini.

Prof. Giovanni Pellegrino