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Contatto nel deserto di Atacama 2019: il report di Ricardo Gonzàlez

Il sole bruciava la pelle sull’altopiano della cordigliera di Ancash. Yungay splendeva meravigliosa, avvolta da cime maestose e verdi pascoli che mai mi stancherò di ammirare. Nella cornice di questo incantevole e variopinto scenario naturale il ricercatore canadese Rob Freeman mi interrogava sugli incontri ravvicinati occorsi nelle Ande peruviane mentre Marc Macnaab, il suo cameraman, filmava la nostra conversazione.

L’intervista era parte di un documentario girato in Perù che presumibilmente sarà fruibile nei prossimi mesi attraverso una nota piattaforma di contenuti in streaming. Furono intensi giorni di indagini e di esperienze in continuo viaggio tra diversi luoghi chiave del mio paese d’origine, dalla montagna del Huascarán al deserto di Chilca, dalla Valle dell’Urubamba a Cusco sino all’altopiano di Marcahuasi. Durante questo nostro girovagare, Freeman, fondatore del CSSAA (centro per lo studio scientifico delle anomalie atmosferiche) fu testimone di svariati eventi “inconsueti” legati al fenomeno UFO. Fu allora che mi chiese a bruciapelo: «sarebbe possibile assistere a un avvistamento programmato?» Freeman ambiva a qualcosa di più di uno skywatching, di veglie notturne trascorse ad attendere il verificarsi di anomalie atmosferiche. Desiderava prendere parte a un incontro in cui la loro presenza fosse garantita dalla previa comunicazione di coordinate specifiche. «Ti aspetto nel deserto di Atacama questo settembre» gli dissi. E di comune accordo decidemmo mantenere un basso profilo sul piano della divulgazione per evitare di generare troppe aspettative. Paola Harris, anche lei partecipe nel suddetto documentario, accettò con entusiasmo il mio invito in Cile. Era l’inizio di un’incredibile avventura.

Ricardo González intervistato da Rob Freeman e Marcus Mcnabb nella località montana di Yungay

Perché un nuovo incontro in Atacama?

Realizzare un incontro nel bel mezzo del deserto di Atacama è letteralmente un’impresa. Ci riuscimmo una prima volta nel 2016, ma bissarla tre anni più tardi sarebbe stato senz’alcun dubbio ancora più arduo per ovvie ragioni: dopo il grande successo del primo evento le aspettative sarebbero state altissime. Ricordo infatti che nella Valle della Luna ebbe luogo un contatto materiale, una comunicazione che sostenni con loro faccia a faccia. In quell’occasione riuscimmo ad ottenere nuove informazioni circa l’importanza dell’acqua e sulla sua proprietà – assicurano – di potersi separare in ben sette stati differenti; in più ci fu narrato dell’origine dei coloni non umani di Alfa Centauri e della loro ricerca di ciò che chiamano “l’antenato comune”. Ho già esaustivamente condiviso queste informazioni all’interno di articoli pubblicati in precedenza sul mio sito web e nel mio libro “El Arca”.

Come se non fosse stato già abbastanza, immediatamente dopo quel primo incontro ravvicinato in Atacama decidemmo di andare a visitare il complesso ALMA e la piana di Chajnantor, il luogo identificato dagli extraterrestri come la futura piattaforma di lancio della missione verso Alfa Centauri: la nuova casa dell’umanità nello spazio (per i lettori non avvezzi al tema si consiglia la lettura di “Contatto dal Pianeta Apu. Messaggi da una civiltà del futuro” (2018, XPublishing).

A coronamento dell’entusiasmo suscitato dall’incontro del 2016 iniziò a circolare uno scatto alquanto curioso che pareva aver immortalato uno strano visitatore all’interno del camping Wayra di Atacama: un presunto gigante di tre metri di altezza. L’analisi della foto in questione ha fatto il giro del mondo (http://www.legadocosmico.com/articulo.php?page=el-humanoide-de-atacama).

Dopo tutto questo, come potrà immaginare il lettore, indire un nuovo evento nel deserto di Atacama sarebbe stato un affare molto delicato. Cosa sarebbe successo se avessi detto pubblicamente che l’équipe di Rob Freeman ci avrebbe raggiunto dal Canada per filmare un avvistamento programmato? Non a caso ho optato per la via della cautela sia prima, durante e anche dopo questo ultimo incontro. Ho preso questa decisione perché l’obiettivo principale della nuova “chiamata” nel deserto del Cile non sarebbe stato il suddetto avvistamento. Loro, attraverso l’invio di messaggi psicografici corroborati da contestuali avvistamenti (come accaduto sull’Isola di Pasqua nel settembre 2018 e Currarehue nel gennaio 2019) ci avevano convocati per qualcosa di più profondo. Secondo Ivika, la “comandante” del gruppo con cui siamo in contatto, l’intento di questo nuovo incontro di Atacama sarebbe stato quello di concludere una tappa e di dare il via alla successiva: un appuntamento studiato per affinare tutto ciò che avevamo appreso in questi anni sull’esperienza di contatto e sulle sue straordinarie rivelazioni affinché potessimo spalancare la porta a nuovi cammini e imprese.

Secondo gli extraterrestri, quando una persona accetta un invito di questo tipo e si presenta fisicamente nel luogo “marcato” mette in moto dei processi che non si attiverebbero altrimenti. Si tratta di ciò che “loro” denominano protocollo di “Zona Neutra”. I luoghi di contatto come il Monte Shasta, Monte Perdido, Marcahuasi e lo stesso deserto di Atacama – per menzionarne solo alcuni – sono precisamente zone neutre: una sorta di ambasciate interstellari su un pianeta straniero. E quando ci si trova in un’ambasciata, le leggi sono quelle del paese ospitato. Accorrere ad Atacama comportava qualcosa di simile: trovarsi in quel contesto avrebbe significato connettersi con altre realtà alle quali apparteniamo ma che abbiamo dimenticato.

Il 25 gennaio del 2019, nella sopraccitata località di Currarehue, Ivika confermò l’invito:

«Confermiamo le coordinate di Atacama per il 27, 28 e 29 settembre 2019. Ancora una volta nel deserto. Le convocazione sarà significativa, ma accorreranno soltanto coloro che vibrano in sintonia con il messaggio, coloro che hanno interiorizzato il significato della missione umana ad Alfa Centauri. Avverrà una vera e propria auto-selezione dei partecipanti …
Le linee temporali si stanno intrecciando ed è necessario agire in questo urgente momento del vostro pianeta. Tornerete a proiettare l’ipercubo; utilizzerete questo strumento in Atacama per facilitare una nuova interazione con il futuro parallelo su Terra 2. Questo è tutto ciò che possiamo dirvi per ora».

Una luce pulsante sopra di noi

Trecentoquaranta persone di ventiquattro paesi hanno partecipato al nuovo appuntamento nel deserto di Atacama. Non mi dilungherò a narrarvi i dettagli dell’organizzazione. È stato un processo lungo, arduo e dagli ingenti costi, ma che grazie alla collaborazione di tutti gli assistenti alla fine è stato realizzato con successo. A tal proposito voglio rivolgere un sincero ringraziamento alla comunità nativa dei Chalarquiche, i nostri impeccabili anfitrioni.

Già la prima notte fummo testimoni di alcuni avvistamenti. Tuttavia, in un messaggio telepatico che in un secondo momento avrei condiviso con tutto il gruppo, Ivika mi disse chiaramente: «Riunitevi sabato 28 alle 21.00». Erano le coordinate di contatto che avevo già trasmesso a Freeman, al quale avevo anche suggerito di prestare attenzione almeno fino alle 22.00 poiché in questa “finestra” avremmo tentato un’interazione, un contatto mentale. A differenza di altri incontri programmati in cui loro indicano le coordinate spazio-tempo di una manifestazione visibile, il nuovo evento di Atacama richiedeva dinamiche e attenzioni differenti. Centinaia di persone cariche ognuna delle proprie aspettative – e tra di esse numerosi investigatori del fenomeno UFO – rendevano lo scenario una polveriera di emozioni. E nondimeno è andato tutto liscio. Lo dico con orgoglio e allegria. Quello di Atacama è stato quanto di più lontano ci potesse essere da un incontro ufologico di intrattenimento, come invece solitamente sentenziano i detrattori seriali del fenomeno. Il contatto è stato affrontato con grande serietà. Nonostante le innumerevoli aspettative, quando è stato il momento di riunirsi nel luogo designato a soli quindici minuti dall’ora X, il gruppo è rimasto calmo e concentrato. E alla ora esatta indicata da Ivika qualcosa è apparso sopra di noi.

Una luce ha cominciato a emanare pulsazioni luminose esattamente al di sopra della nostra posizione. Il fenomeno ha avuto inizio, secondo il mio orologio, precisamente alle 21:01. Abbiamo subito escluso si trattasse di un satellite. Le applicazioni astronomiche installate su una miriade di telefoni non segnalavano alcuna presenza di Iridium flare o passaggio della Stazione Spaziale Internazionale visibili dalle nostre coordinate. E nemmeno vecchi missili in orbita, satelliti geostazionari o geosincroni che potessero star giocando un brutto scherzo. Che Ivika ci volesse annunciare l’avvistamento di un satellite o di detriti spaziali, non era una possibilità. E infatti l’oggetto ha cominciato a pulsare luce con costanza, in moto apparentemente stazionario al di sopra dell’accampamento e davanti agli occhi entusiasti del gruppo mentre alcuni skywatcher tra i presenti lo segnalavano con i loro laser e si mobilitavano per filmarlo. Erano le 21:05. L’oggetto è rimasto diversi minuti sopra la nostra postazione. Rob Freeman lo ha registrato dalle 21:07 per una durata cinque minuti.

Non c’è dubbio che si trattasse di qualcos’altro.

Dopo quei minuti di apparente immobilità, l’oggetto ha dato l’impressione di iniziare a muoversi ed è stato allora che ne abbiamo perso le tracce. Abbiamo contato oltre trenta pulsazioni luminose emesse dal nostro “visitatore” nel momento in cui ci siamo disposti a stabilire la comunicazione telepatica (nel video di cinque minuti e quindici secondi prodotto da Freeman, è possibile contarne 116). Che dire… Mentre tutto questo accadeva, l’intero luogo era avvolto da un’atmosfera speciale.

Di seguito riporto il messaggio trasmessomi attraverso la psicografia:

« Sono Ivika.
Sì, ci troviamo qui con voi. Ci siamo manifestati rispettando le coordinate temporali che vi avevamo indicato con l’intenzione di corroborare l’esperienza di contatto e avvicinarci di più a voi in spirito di fraternità.
Siete stati convocati ad Atacama per integrare le informazioni già rivelate durante l’incontro programmato nella Valle della Luna del 2016. In quell’occasione vi abbiamo parlato del valore dell’acqua, dei suoi stati ancora sconosciuti all’uomo e della ricerca, da parte nostra, del nostro “antenato comune”: una chiave che si troverebbe qui sulla Terra, un segreto conosciuto in parte dai nostri predecessori. Come sapete, le civiltà antiche sapevano “leggere” il vostro pianeta e il suo legame con l’intero cosmo, ed esiste un frammento di questa conoscenza che vincola nell’impegno tutti gli esseri senzienti. Siamo convinti che questa chiave aiuterà a stabilire relazioni armoniche e durature tra le diverse civiltà. Abbiamo già chiarito come questa ricerca dell’antenato comune vada di gran lunga oltre l’indagine di tipo scientifico. È parte di un programma di redenzione.
Avete compreso che i luoghi designati in tempi remoti continuano ad essere finestre di contatto e conoscenza. Chajnantor è certamente uno di questi. Fu il luogo di un incontro nel passato e, in una linea temporale che si interseca in un probabile futuro di cui siete già a conoscenza, questa stessa piana desertica costituirà lo scenario iniziale del viaggio dell’umanità alla ricerca della sua nuova casa nello spazio. Una Terra 2. Tuttavia, finché ALMA sarà in funzione sulla piana di Chajnantor non vi sarà possibilità di approfondire. Ma potrete farlo più avanti. Riceverete segnali, scoperte e nuove rivelazioni. Mantenetevi vigili.
Ratifichiamo che questo processo di studio e comprensione manterrà il suo asse geografico nell’America Latina. In questo continente continuerà a concentrarsi il lavoro futuro. Tornerete nei boschi di pietra delle Ande: lì potrete usufruire di un nuovo flusso di informazioni, specie nel Perù. Radunatevi ancora una volta ad Hayumarca, Hatun Mache, Marcahuasi, Huallay e altri luoghi dalle caratteristiche analoghe. Settembre 2020 è un momento propizio. Ma prima di ciò realizzerete un viaggio molto importante in [luogo condiviso con i partecipanti di Atacama ma omesso dall’autore per cautela] che concluderà i lavori in sospeso. Accederete ad informazioni relative ad antiche missioni extraterrestri sulla Terra e al loro complesso interagire con l’umanità: si tratta del Libro dei Vigilanti (Enoch).
Stiamo monitorando le vostre conversazioni e in questa trasmissione ci troviamo nelle condizioni di confermarvi che nonostante la nostra esistenza sia assolutamente reale nella concezione che voi avete della realtà – e parlo del nostro aspetto umano e anche della nostra struttura fisica – è altrettanto vero che alcuni dei nostri messaggeri o inviati in esperienze di contatto come parte di missioni antropologiche di avvicinamento sono più precisamente dei robot biologici o degli avatar, come li chiamereste voi.
Alcuni di questi inviati sono controllati a distanza oppure, in casi definiti, funzionano autonomamente poiché dotati di coscienza. Questi ultimi si basano su un’avanzata tecnologia di intelligenza artificiale.
Gli scienziati della Terra sono a conoscenza di questa realtà e stanno lasciando filtrare informazioni nei loro articoli, nelle loro interviste. L’accesso a questo tipo di informazioni è stato garantito loro grazie alla nostra intercessione. Ciononostante non sono riusciti a sviluppare adeguatamente le tecnologie. Gli esiti dei loro sforzi sono incompleti. I vostri scienziati non hanno compreso che il progresso tecnologico su questo fronte è strettamente vincolato con elevate fonti di potere e di coscienza, ed esige etica e rispetto delle leggi che governano l’universo. Leggi che essi disconoscono. Diverse sono le civiltà extraterrestri che nel passato hanno subito le terrificanti conseguenze di un uso improprio di questa conoscenza. Un errore analogo sul vostro pianeta causerebbe l’irreparabile.
Per questo ci troviamo qui, in mezzo a voi. Perché siamo la stessa cosa. Non considerateci come qualcosa di alieno. Siamo, in un certo senso, la proiezione di voi stessi nell’intento di avvertirvi riguardo la grande opportunità che sta per manifestarsi sul vostro cammino. Non vi diremo altro per ora. Seguiranno informazioni e sarete in grado di apprendere da soli che è necessario.
Con voi, Ivika »

« A tutti coloro che hanno partecipato, siete stati invitati. Ne avete dato prova a voi stessi. Vi connetterete, sentirete e comprenderete ciò di cui avete realmente necessità. E’ un nuovo inizio, una nuova tappa che comprenderete attraverso gli eventi futuri che interesseranno il singolo e la collettività.
Antarel »

L’esperienza di Dan Berg

«Considerate attentamente le informazioni che riceverete» recitava il messaggio di Ivika. Subito dopo ho ricevuto sempre per via telepatica le istruzioni per condurre una pratica di visualizzazione e concentrazione con l’ipercubo. Secondo gli extraterrestri, questa tecnica di meditazione che ricorre all’uso della sopraccitata figura geometrica in movimento, se applicata nel contesto corretto sarebbe in grado di generare una sorta di porta spazio-tempo a livello mentale: un accesso attraverso linee temporali differenti dalle quali si può estrarre conoscenza. Ed è esattamente ciò in cui ci siamo cimentati in Atacama, con lo sguardo puntato verso Alfa Centauri.

Descrivere ciò in molti hanno vissuto in questa esperienza è difficile da sintetizzare. Posso comunque menzionare il fatto che le “visioni” e le “sensazioni” che sono giunte durante questo complesso esercizio di contatto ci hanno situato, in quel momento, in una linea temporale futura: una visione delle colonie umane insediatesi nell’esopianeta individuato per ricostruire la nostra civiltà nel settore stellare di Alfa Centauri. Ma qualcosa era accaduto. La colonia umana in questo mondo lontano stava affrontando problemi di convivenza e sopravvivenza. Avevamo forse “esportato” quelle nostre stesse criticità, vulnerabilità e contraddizioni che ci avevano spinto ad abbandonare la Terra? È per questa ragione che i “discendenti” di questa missione spaziale “fanno ritorno” nella nostra linea temporale per avvertirci e spronarci ad imparare?

Il lettore comprenderà che non abbiamo possibilità di approfondire ulteriormente questo tema, ma credo in ogni caso che il messaggio sia estremamente chiaro. Nel frattempo, come raccomanda Ivika, esercitiamo la massima cautela nell’unire i pezzi del puzzle per evitare di cadere in precipitose interpretazioni. L’incontro di Atacama, contraddistinto dapprima dalla loro presenza nell’orario indicato e in un secondo momento dalla ricezione di queste informazioni, ha dato il via a una nuova tappa nell’esperienza di contatto e di ricerca.

Ma mi sento di rivelare qualcosa in più. Sebbene l’obiettivo globale di questo incontro fosse l’apertura di una nuova tappa, c’è stato altresì un invito speciale a ripetere il contatto materiale come avvenuto nel 2016. Un invito che mi è giunto attraverso diverse persone. Dopo l’avvistamento (filmato da Rob Freeman e altri ricercatori) e la meravigliosa esperienza con l’ipercubo, ho analizzato risolutamente la situazione nel nostro accampamento, il contesto, l’emozione della gente. Sono giunto alla conclusione che non fosse il momento migliore per incontrarli ancora una volta. Così, in un “dialogo mentale” con Ivika corroborato da un avvistamento, abbiamo deciso di comune accordo di modificare il corso dell’incontro. Anche se inizialmente ci era stata concessa la possibilità di un contatto più ravvicinato, Ivika, riconsiderando il contesto umano, poco prevedibile e difficilmente controllabile persino per il suo equipaggio, ha convenuto di posticipare l’esperienza. Mi sono tuttavia concesso di chiederle un favore: «mettetevi in contatto con un’altra persona, estranea a me e al gruppo più stretto che mi circonda. Sarebbe stupendo se altri avessero la possibilità di vivere un incontro del genere» ho pensato con forza mentre il mio cuore batteva d’emozione nel vedere i partecipanti così contenti.

Quella stessa notte, prima della fine di ogni attività, una Paola Harris sconcertata mi ha raggiunto per avvisarmi che «uno dei cameraman di Rob Freeman ha seguito delle luci tra gli alberi e si è perso per oltre un’ora».

«Si è “perso”?»: le ho risposto sorpreso.

«Dice che una voce è entrata nella sua testa e gli ha detto di “prepararsi”»

Paola Harris riceve nell’accampamento di Atacama un riconoscimento ai suoi 40 anni di ricerca

Si trattava di Daniel Berg, che, davanti agli occhi increduli dell’intero gruppo, compresi i miei, il giorno seguente ha raccontato la sua esperienza attraverso la traduzione della nostra carissima amica francese Chris.

Riporto di seguito la sua dichiarazione trascritta:

« Mi sentivo attratto dagli alberi e così mi sono incamminato nella loro direzione. Ed è stato allora che ho sentito dentro la mia testa una voce maschile. Non erano i miei pensieri. Era qualcosa che proveniva dall’esterno. Mi ha ripetuto più volte di “essere preparato”. Dopo sono tornato per cercare i miei colleghi nella postazione dov’erano installate le telecamere. Ma invece di fermarmi ho proseguito… e a lungo. Ho camminato fino a trovarmi di fronte a cinque alberi che si sono illuminati in sequenza. Ho seguito questa luce per poi restare in quel luogo non so quanto tempo. Non è successo nient’altro. Non ho ulteriori ricordi »

Dov’è rimasto Dan per più di un’ora dopo aver seguito quegli “alberi illuminati”? Dettaglio non da poco, Berg non è stato l’unico a percepire visivamente questa “energia” in quella zona di rada boscaglia. Altri presenti, tra cui il giornalista argentino Carlos Galliquio, affermano di aver assistito a questo tipo di anomalia, un’anomalia in cui Berg pare sia “entrato”.

Daniel Berg dialoga con Ricardo Gonzalez di fronte al gruppo di partecipanti

«Non sai cosa ho visto» ha detto il cameraman al messicano Fernando López mentre faceva ritorno dalla sua esperienza, un incontro ravvicinato di cui Dan ad oggi non ricorda molto.

È possibile che sia stata questa la risposta di Ivika alla mia istanza?

Presumo che non si sia trattato di una coincidenza. Di fatto, l’argentino Andrea Maisenti afferma di aver ricevuto un messaggio telepatico in cui veniva informato che uno dei cameraman avrebbe vissuto un’esperienza durante la quale avrebbe fatto un “bagno di conoscenza”. Si trattava di Daniel Berg? Se è davvero così, un giorno se lo ricorderà.

Ciò che posso dire con certezza è che quando l’ho abbracciato ho percepito la “loro” energia nel suo corpo e ho sorriso. È chiaro che gli sia capitato qualcosa di straordinario.

Ivika e il messaggio in “sogno”

Non c’è alcuna possibilità che si sia trattato di una suggestione. Quel “sogno” non era la conseguenza dell’intensa e faticosa ondata di esperienze e testimonianze che hanno caratterizzato l’evento di Atacama. Certo, non posso provarlo, ma questo incontro onirico, così reale come sul piano “materiale”, mi ha svegliato molto presto la mattina di domenica 29 mentre si avvicinava la conclusione dell’evento.

Ricordo con chiarezza di essere uscito dalla mia tenda e di aver guardato l’ora: erano le 3.30 del mattino. Ho camminato sino allo spiazzo centrale e all’improvviso tutto attorno a me si è “spento”. Non vedevo più le tende dell’accampamento né la sagoma del grande Vulcano Licancabur emergere dalla cordigliera. E neppure le stelle. Solo un cubo bianco, luminoso, enorme, depositato al suolo. Al suo interno si trovava Ivika, in piedi. Indossava una tuta color argento molto aderente al suo fisico atletico. Sono entrato nel cubo quasi ipnotizzato ma abbastanza cosciente da analizzare questo curioso sogno lucido. Cercavo di comprendere se quella figura fosse parte di ciò che avevamo prodotto attraverso l’esercizio di co-creazione dell’ipercubo oppure se magari stessi entrando in un altro luogo e se la mia mente lo stesse codificando in questa forma. Ad ogni modo mi trovavo lì, e in questo scenario luminoso Ivika mi ha trasmesso i seguenti tre concetti:

  1. L’esperienza con l’ipercubo è stata reale ci ha permesso creare un “portale” di accesso per ricevere informazioni sull’odissea umana in Alfa Centauri. Secondo Ivika, con il tempo metteremo insieme i tasselli del mosaico e soltanto quando avremo il quadro completo potremo divulgarle. Mi ha anche spiegato che il luogo dell’accampamento è stato selezionato in quanto nelle sue profondità ci sarebbe “ancora dell’acqua”. Probabilmente Ivika si riferisce al fatto che Atacama milioni di anni fa era ancora un fondale marino. Inoltre, l’accampamento si trova a distanza relativamente ridotta dalle lagune di Tebenquiche. Questo perché gli Apuniani impiegano le molecole d’acqua come agenti di trasmissione del “Minius”, l’energia subatomica che se controllata e indirizzata correttamente è in grado di produrre esperienze inter-dimensionali.

  2. In quanto al messaggio psicografico in cui ci viene rivolto in un invito ad accedere al sopraccitato “Libro dei Vigilanti”, un episodio controverso in cui gli “angeli del cielo” si uniscono alle figlie dell’uomo dando origine a una stirpe di giganti e alla fondazione di leggendarie civiltà rifiutate a priori dalla storiografia ufficiale, Ivika conferma che si tratta di una tappa fondamentale di tutta la nostra ricerca: un’impresa che ci garantirà i tasselli mancanti di questo grande enigma che alcuni definiscono il “Piano cosmico”. A cosa serve ottenere questo tipo di informazioni e perché divulgarle? Secondo loro, esistono informazioni riservate che furono programmate come “attivatori” di nuove missioni. «E dunque quale sarebbe la relazione tra la recente attività di ricerca nei luoghi di contatto delle Americhe, l’eredità de la cosiddetta “Fratellanza della mano rossa” e il tema dei Vigilanti?», le ho chiesto perplesso. In quel preciso momento mi è apparsa una visione dei giganti narrati nel Libro dei Vigilanti: avevano sei dita, una peculiarità che abbiamo riscontrato in numerosi esemplari di petroglifi e arte rupestre situati in diversi luoghi di contatto del pianeta, dal Nuovo Messico (non distante da Roswell) alla Sierra del Roncador in Brasile, dalla Porta di Aramu Muru nel Titicaca a Talampaya in Argentina, per citarne alcuni. E ancora una volta non credo che sia il frutto del caso. Ho ricordato allora il passo biblico che recita:
    «Ci fu un’altra guerra in Gat, durante la quale un uomo molto alto, con le dita a sei a sei, – in totale ventiquattro – anch’egli era della stirpe di Rafa – ingiuriò Israele» [Cronache 1, 20:6]. (Con l’espressione “discendenti di Rafa” o “Refaim” si indica appunto la stirpe dei giganti)

    Ivika mi ha aiutato a comprendere in questa esperienza che tutti i singoli elementi sono connessi…e che stiamo procedendo esattamente in quella direzione.

  3. Il terzo concetto che mi è stato trasmesso ha a che vedere con la preparazione dei gruppi di contatto e di ricerca. Secondo Ivika abbiamo concluso, con successi ma anche errori, una tappa di sperimentazione che ci ha permesso di accedere da una prospettiva differente a certi segreti che secondo loro dovevano essere rivelati. Ma dopo Atacama cambia di nuovo tutto, per l’ennesima volta… Il nuovo processo richiederà maggiore preparazione e precisione, e aprirà le sue porte ad altri viandanti che sentiranno la necessità di aggregarsi. Per quanto riguarda le Americhe, nuove spedizioni nelle Ande, specie nelle regioni del Huascaran e del Titicaca come anche nella Sierra del Roncador nel Mato Grosso, sveleranno elementi unici. Ma tutto dipenderà dalla volontà di chi vi prenderà parte, dalla propria dedizione alla scoperta, alla ricerca e alla divulgazione. Loro saranno sempre qui per orientare i nostri sforzi ma gli sviluppi di tale processo richiedono un certo livello di autonomia. Un processo che suggerisce di non esigere nulla dal cosmo se non siamo sinceramente convinti di onorare l’impegno della preparazione. Atacama ha sigillato una porta. E questa volta pare che sia quella definitiva.

Non era un satellite

Dopo una lunga e attenta analisi, il CSSAA (Centre for the Scientific Study of Atmospheric Anomalies) diretto da Freeman è giunto alla conclusione che la natura dell’oggetto filmato, apparso nelle coordinate previamente comunicate da Ivika, non trova alcuna spiegazione convenzionale. Noi ne eravamo già convinti ma abbiamo rispettosamente atteso i loro esiti. Possiamo affermare con certezza di esserci trovati a vivere un nuovo contatto programmato, l’ottavo aperto a giornalisti e ricercatori del fenomeno UFO. Occorre menzionare che oltre all’equipe di Freeman erano presenti numerosi volti dell’ufologia provenienti da diversi paesi: tra questi, la sopraccitata Paola Harris, Filippo Sarpa, membri della Federazione Ufologica Italiana e, anche a distanza, in collegamento attraverso Sarpa, il G.A.U.S. (Gruppo Accademico Ufologico Scandicci); Giorgio Piacenza, ex consulente della FAP (aviazione militare del Perù) in materia UFO e una riconosciuta personalità del settore con oltre 40 anni di carriera; i giornalisti argentini Silvia e Carlos Galliquio della trasmissione “Vidas Consagradas” (Premio ATVC); dal Cile, infine, lo skywatcher Manuel Valdez e il ricercatore Pablo Zarate.

Voglio ringraziare ognuno dei partecipanti per la fiducia e per il supporto. Questo “Sì” lo abbiamo detto insieme.

Il futuro sarà plasmato dalle decisioni che prenderemo.

Non siamo soli. Ma il lavoro da fare è qui, sulla Terra.

Ricardo González
( traduzione dalla lingua spagnola, http://www.legadocosmico.com/articulo.php?page=contacto-en-atacama-2019 )

DOCUMENTARIO PRODOTTO DA ROB FREEMAN: https://www.youtube.com/watch?v=pxKOdtmHTSo&t=301s